Cancro della prostata
Riassunto sul cancro della prostata
Il cancro della prostata è, come indica il nome, un cancro che colpisce la prostata; si parla anche di tumore della prostata. La prostata è una ghiandola esclusivamente maschile che partecipa all’elaborazione dello sperma e ha quindi un ruolo a livello riproduttivo (l’ablazione della prostata rende sempre sterili).
Il cancro della prostata è un cancro che raramente è grave. Secondo un articolo pubblicato in data 10 maggio 2016 nel giornale americano di riferimento The Wall Street Journal, oltre il 99% dei casi di cancro alla prostata può essere trattato nel 2016. In altre parole, solo una minoranza di pazienti svilupperà una forma aggressiva e potenzialmente mortale di questa forma di cancro. Uno dei motivi è che i tumori a livello della prostata spesso si sviluppano molto lentamente e rimangono, nella maggior parte dei casi, innocui. La grande difficoltà per il medico è stabilire se il tumore richieda o meno un intervento chirurgico. Maggiori informazioni su questo argomento alla sezione Trattamenti di seguito
Il cancro della prostata è un cancro che raramente è grave. Questo non vuol dire che non porti alla morte, ma significa che solo una minoranza di pazienti, nonostante la diagnosi di cancro, svilupperà un cancro aggressivo e potenzialmente fatale. Uno dei motivi è che i tumori a livello della prostata spesso si sviluppano molto lentamente e rimangono, nella maggior parte dei casi, innocui. Ecco perché la diagnosi di questo cancro è difficile. Il medico deve stabilire se il tumore richieda l’intervento medico oppure no.
Il cancro della prostata non ha delle cause chiaramente definite, ma si ritiene che alcuni fattori possano favorire il suo sviluppo. Tali fattori possono essere cause genetiche o fattori esterni come il tabacco, la mancanza di esercizio fisico o sport o un’alimentazione poco sana. Maggiori informazioni alla sezione cause cancro della prostata.
Inoltre, secondo uno studio pubblicato a febbraio 2011, gli uomini colpiti da cancro della prostata sarebbero stati due volte più propensi a soffrire di calvizie precoce (dall’età di 20 anni). La calvizie precoce può quindi essere un segnale precursore e dovrebbe spingere sottoporsi a controlli regolari a partire dai 40 anni. Leggi l’articolo relativo a questo studio.
I sintomi tipici del cancro alla prostata possono essere e sono all’inizio impercettibili (malattia asintomatica) o possono essere confusi con quelli dell’iperplasia benigna della prostata (HBP) come, per esempio, la difficoltà a urinare. Negli stadi più avanzati i sintomi sono più marcati e comprendono dolori ossei o sangue nelle urine.
La diagnosi e la prevenzione sono fondamentali nella gestione del cancro alla prostata, sono effettuate sempre da un medico e generalmente si basano su un esame rettale e, talvolta, su un dosaggio del PSA (antigene prostatico specifico), attenzione: il test del PSA è sempre più controverso in fatto di prevenzione in uomini sani. Uno studio pubblicato nel 2016 sulla rivista Current Medical Research and Opinion si è dimostrato fondamentale per l’esame rettale. Secondo gli scienziati del Wake Forest Baptist Medical Center negli Stati Uniti, che hanno condotto questo studio, la misurazione del PSA è più precisa per identificare questo tipo di tumore rispetto all’esame rettale. Essi affermano che se un medico esegue la misurazione del PSA, l’esame rettale non è raccomandato.
Il medico confermerà la diagnosi eseguendo una biopsia. A partire dai 45 anni (40 anni per gli uomini a rischio), ogni uomo dovrebbe fare un controllo annuale della prostata presso il proprio medico, perché se il cancro alla prostata viene rilevato presto, le possibilità di recupero sono alte. Test genetici, eseguiti su un campione bioptico prostatico e che analizzano fino a 17 geni diversi, consentono di valutare sempre più l’aggressività del cancro alla prostata. Questi progressi aiutano il medico e il paziente a prendere la decisione migliore sul trattamento (ad esempio se eseguire un intervento chirurgico o meno).
Il trattamento del cancro della prostata dipende dallo stadio della malattia e varia dall’intervento chirurgico a terapie ormonali con la radioterapia. Maggiori informazioni alla sezione trattamenti cancro della prostata.
Alcune piante medicinali possono aiutare a prevenire il cancro della prostata, per esempio il tè verde.
Infine, alcuni buoni consigli per prevenire il cancro alla prostata possono essere fare regolarmente esercizio o praticare sport.
Definizione
Il cancro della prostata è una patologia cancerosa (tumore) che si sviluppa in una ghiandola dell’apparato riproduttore maschile, la prostata.
Come per tutte le altre forme di cancro, il cancro della prostata è causato da una proliferazione anormale delle cellule di questa ghiandola che cominciano a moltiplicarsi in modo disordinato.
Il cancro della prostata è una malattia grave che richiede un trattamento preciso e per questo è importante rivolgersi quanto prima a uno specialista. Il tumore ha, talvolta, allo stadio iniziale, gli stessi sintomi che l’iperplasia benigna della prostata, ma per quest’ultima, come dice il nome, le conseguenze sono benigne.
Epidemiologia
Il cancro della prostata, un tumore esclusivamente maschile, colpisce principalmente gli uomini con più di 50 anni. In numerose regioni del mondo il cancro della prostata è il più frequente negli uomini, talvolta (secondo le statistiche) è il secondo dopo il cancro al polmone. Si ritiene che un uomo su otto è, è stato o verrà colpito da un cancro della prostata (per fare un confronto ricordiamo che si ritiene che una donna su undici verrà colpita da cancro al seno). Nell’uomo il cancro della prostata rappresenta il 20% di tutti i tipi di cancro.
Negli Stati Uniti, nel 2018, ci sono stati circa 29.000 decessi per cancro alla prostata. Nel 2018, a circa 165.000 americani è stato diagnosticato il cancro alla prostata, secondo un’edizione del Wall Street Journal del mese di aprile 2018.
Un’altra statistica interessante: sfortunatamente nel 50-70% dei casi diagnosiati di cancro alla prostata il tumore è già a uno stadio avanzato e quindi più difficile da curare rispetto ai casi di diagnosi precoce. Per questa ragione è importante sottoporsi regolarmente (ogni anno a partire dall’età di 45 anni) a controlli della prostata presso il proprio medico.
Nella stragrande maggioranza dei casi (circa il 90%), questo tipo di tumore è a crescita lenta, il che significa che spesso necessita di anni per svilupparsi prima di diventare pericoloso (formazione di metastasi, per esempio).
Uno studio pubblicato il 14 settembre 2016 sul New England Journal of Medicine ha dimostrato che il tasso di sopravvivenza è di almeno 10 anni per cancro alla prostata in persone con diagnosi precoce, con un tasso superiore al normale di PSA, che era del 99%. Sono stati considerati più di 82.000 uomini nel Regno Unito di età compresa tra i 50 e i 69 anni che hanno eseguito un test del PSA. I ricercatori si sono concentrati su uomini con cancro alla prostata in una fase iniziale, vale a dire la malattia non era molto diffusa e solo confinata alla prostata. Tra questi uomini che soffrono di questa prima forma di cancro, 1.643 hanno accettato di ricevere, in modo casuale, un intervento chirurgico, radioterapia o nessun trattamento, ma con un monitoraggio attivo. In quest’ultimo caso, il paziente ha dovuto sottomettersi ad esami del sangue ogni 3 o 6 mesi, consultazione medica e assunzione di un trattamento solo se vi erano segni evidenti di deterioramento della malattia.
Questo studio ha dimostrato 10 anni dopo che questo tasso di sopravvivenza del 99% era lo stesso o quasi in pazienti che avevano subito un intervento chirurgico o che avevano completato la radioterapia rispetto a quelli che non avevano ricevuto il trattamento. Tra i 1.643 pazienti seguiti, è vero che tra i pazienti con monitoraggio attivo, ossia 112, hanno visto il loro cancro peggiorare, contro i 46 di coloro che invece hanno effettuato un intervento chirurgico e i 46 che si sono sottoposti a radioterapia. Ma la chirurgia e la radioterapia hanno portato a più effetti collaterali (ad es. incontinenza, disfunzione erettile).
L’autore principale dello studio, il Dr. Freddie Hamdy dell’Università di Oxford, ritiene che non vi è alcuna prova seria che curare la malattia ad uno stadio precoce possa fare la differenza. In effetti, risulta ad oggi molto difficile sapere quale paziente con un tasso anomalo di PSA, ad esempio, svilupperà una forma grave della malattia. Pertanto, i ricercatori di Oxford si chiedono se non sarebbe meglio evitare qualsiasi forma di trattamento (chirurgia, radioterapia) ad uno stadio precoce della malattia.
Cause
Per cominciare, anche se per alcuni può sembrare ovvio, è giusto precisare che il cancro della prostata non è una malattia trasmissibile e quindi non è possibile venire contagiati da un uomo colpito da cancro della prostata.
Come già viso nella sezione definizione, il cancro è una malattia «interna» che semplificando è causata da una proliferazione anomala di cellule che cominciano a moltiplicarsi in modo incontrollato.
Le cause precise del cancro della prostata nono sono ancora completamente conosciute, ma si ritiene che fattori genetici (ereditari) e ormonali, oltre a fattori esterni (ambientali) come delle cattive abitudini alimentari (consumo eccessivo di grasso), il fumo ed il sedentarismo possano favorirne la comparsa. Per quanto riguarda il fattore genetico (probabilmente il più importante), ciò vuol dire che se vostro fratello o vostro padre ha o ha avuto di un cancro alla prostata, la probabilità di essere colpiti è di 3-8 volte maggiore. E’ per questo che è molto importante sottoporsi a degli esami specifici (diagnosi) ogni anno!
Si conosce anche il ruolo chiave del testosterone (un ormone maschile) nello sviluppo del cancro alla prostata. Studi condotti su animali castrati o con una carenza nella produzione del testosterone hanno evidenziato che il tumore regrediva in modo significativo, mentre, quando gli animali venivano trattati con testosterone, in modo cronico, la tendenza a sviluppare un cancro della prostata aumentava. Tuttavia, è importante chiarire che non è il testosterone a causare il cancro della prostata anche se questo ormone gioca un ruolo importante nello sviluppo del tumore. In futuro ci saranno probabilmente studi che chiariranno esattamente qual è esattamente il ruolo dell’ormone nello sviluppo di un cancro della prostata.
Notiamo anche le differenze tra le “razze” (termine di cui conosciamo le connotazioni, ma qui utile per semplificare): è vero infatti che gli africani e gli afroamericani sono più colpiti dal cancro della prostata rispetto, per esempio, ai cinesi ai giapponesi.
Secondo alcuni ricercatori americani della Università della California, il cancro alla prostata potrebbe essere una malattia a trasmissione sessuale, causata o influenzata da una malattia infettiva frequente e silenziosa che viene trasmessa durante i rapporti sessuali, la tricomoniasi. Questa teoria non è stata ancora confermata da tutta la comunità scientifica e richiederà ulteriori ricerche.
Persone a rischio
– L’età gioca un ruolo fondamentale, il cancro della prostata compare in genere negli uomini con più di 50 anni. La stragrande maggioranza dei tumori, comunque, si manifesta dopo i 65 anni.
– Come visto sopra, l’ereditariet à(fattore genetico) gioca un ruolo importante: se si hanno casi di cancro della prostata in famiglia, la probabilità di sviluppare il tumore aumenta di molto (rischio 3-8 volte più alto).
– Gli uomini neri hanno un rischio due volte superiore rispetto ai «bianchi» e hanno un rischio di 2,5-3 volte superiore alla media.
– Le persone che soffrono di calvizie precoce(dai 20 anni). Secondo uno studio pubblicato a febbraio 2011, gli uomini che soffrono di un cancro della prostata avrebbero il doppio di possibilità di soffrire di calvizie precoce (dai 20 anni). La calvizie precoce può dunque essere un segnale e dovrebbe spingere sottoporsi a controlli regolari a partire dai 40 anni. Leggi l’articolo su questo studio.
– Gli uomini che hanno l’indice della mano destra più piccolo dell’anulare avrebbero il 33% in più di rischio di sviluppare un cancro della prostata rispetto agli uomini che hanno l’indice più grande dell’anulare (leggi anche alla sezione sintomi e diagnosi cancro della prostata).
– Altri fattori esterni: gli uomini con cattive abitudini alimentari (consumo di molti grassi), le persone che fanno uso di (tasso troppo elevato di testosterone) e i fumatori possono correre un rischio maggiore di sviluppare un cancro della prostata.
– Gli uomini che sofforno di tricomoniasi, una malattia sessualmente trasmissibile (MST). Secondo alcuni ricercatori americani, tale MST potrebbe promuovere lo sviluppo del cancro alla prostata.
Sintomi
Il cancro alla prostata fa la sua comparsa molto spesso in modo subdolo, senza che i sintomi si verifichino nella fase iniziale ed è in questa fase che il trattamento registra il più alto tasso di guarigione. Quest’ultima affermazione, però, è stata contestata da uno studio dell’Università di Oxford pubblicato nel settembre 2016, come abbiamo visto nella sezione Epidemiologia (di cui sopra). Questo studio ha dimostrato che il tasso di sopravvivenza del cancro della prostata a 10 anni o più, che era pari al 99%, è stato lo stesso in pazienti che hanno subito un intervento chirurgico o che sono stati sottoposti a radioterapia rispetto a coloro che non hanno ricevuto il trattamento. In altre parole, i ricercatori britannici si chiedono se continuare a trattare i casi di cancro alla prostata scoperti in fase iniziale, in quanto il tasso di sopravvivenza è identico ai casi con assenza di trattamento.
I sintomi del cancro della prostata possono essere affini ai sintomi dell’iperplasia benigna della prostata (ma attenzione, è possibile che il tumore si stia già sviluppando da tempo, leggi sotto) con difficoltà a urinare, aumento della frequenza del bisogno di urinare o getto debole. Altri segnali del cancro della prostata possono essere siturbi erettili o eiaculazione dolorosa.
E’ utile notare anche che nella maggior parte dei casi, il cancro della prostata comincia all’esterno della ghiandola della prostata, a livello della capsula, senza provocare nessun sintomo. E’ per questo motivo che i sintomi tipici che comportano problemi a livello urinario si manifestano solo quando il cancro è già in una fase avanzata perché il tumore si sviluppa fino all’interno della prostata perturbando il sistema urinario (con sintomi simili a quelli dell’iperplasia benigna della prostata).
Come conseguenza del fatto che il cancro della prostata è impossibile da diagnosticare a causa di questi sintomi poco specifici o assenti nella fase iniziale, non ripeteremo mai abbastanza, che è consultare il medico e sottoporsi ogni anno a un controllo della prostata partire 50 anni. Si parla di diagnosi precoce.
Sintomi fase avanzata cancro della prostata
Nella fase avanzata del cancro della prostata il tumore può estendersi al resto del corpo, causando dolori ossei, incontinenza urinaria o fecale, ritenzione urinaria, dolori durante la minzione, sangue nell’urina o nello sperma, problemi di erezione, insufficienza renale, perdita di peso e/o infezioni generalizzate (fase molto avanzata). Attenzione lista non esaustiva.
Diagnosi
La diagnosi del cancro della prostata, in particolare la diagnosi precoce, è essenziale per ogni individuo e per la salute pubblica di ogni paese.
Dall’età di 45 anni, infatti, (40 anni per gli uomini a rischio) ogni uomo deve sottoporsi a un controllo annuale della prostata presso il proprio medico o presso un urologo per poter individuare un eventuale cancro della prostata in fase iniziale.
Ecco come può procedere il medico (attenzione, lista che può essere aggiornata in funzione di nuove conoscenze mediche e riguardanti il test del PSA, vedrete che esiste una controversia).
– Esame rettale: effettuato da un medico, il medico palpa nel retto del paziente la prostata (una ghiandola) e osserva in base alla sua esperienza se rileva un cambiamento nella ghiandola a livello di forma (irregolarità) o dimensioni. Va notato che l’esame rettale è meno specifico rispetto alla misurazione del PSA ma alcuni pazienti registrano normali livelli di PSA anche quando hanno il cancro alla prostata, la misurazione del PSA fornisce alcune indicazioni ma in alcuni casi non è un metodo di diagnosi sufficiente.
Come visto nella sintesi all’inizio di questa pagina, uno studio pubblicato nel 2016 sulla rivista Current Medical Research and Opinion si è dimostrato fondamentale per l’esame rettale. Secondo gli scienziati del Wake Forest Baptist Medical Center negli Stati Uniti, che hanno condotto questo studio, la misurazione del PSA è più precisa per identificare un camcro rispetto all’esame rettale. Essi affermano che se un medico esegue la misurazione del PSA, l’esame rettale non è raccomandato.
– PSA (leggi anche sotto in merito alla controversia sull’uso di questo test): il PSA misura la concentrazione dell’antigene PSA “Prostat Specific Antigen” (antigene prostatico specifico) nel sangue. Se la concentrazione supera un certo limite, il medico può sospettare un caso di cancro alla prostata. Quando il medico sospetta un possibile cancro alla prostata (dopo aver effettuato un’esplorazione rettale, una misurazione del PSA o in presenza di sintomi specifici), può verificare la diagnosi con una biopsia (analisi dei tessuti).Leggi anche l’articolo sulla controversia qui sotto.
Come si è visto in precedenza (in particolare su Epidemiologia e Sintomi), uno studio pubblicato nel settembre 2016 presso l’Università di Oxford ha dimostrato che il tasso di sopravvivenza del cancro della prostata a 10 anni o più, che ammonta al 99%, era lo stesso in pazienti che avevano subito un intervento chirurgico o che erano stati sottoposti a radioterapia rispetto a coloro che non avevano ricevuto nessun trattamento. In altre parole, i ricercatori britannici si chiedono se continuare a trattare i casi di cancro alla prostata scoperti in fase iniziale, in quanto il tasso di sopravvivenza è identico ai casi con assenza di trattamento.
Controversia sull’uso del test del PSA su grande scala per gli uomini sani:
A ottobre 2011 uno studio pubblicato negli USA dal Gruppo di lavoro dei servizi di prevenzione degli USA (USPSTF) raccomanda di non effettuare il test del PSA sugli uomini sani perché, non essendo affidabile, porterebbe a trattamenti inutili.
Nel mese di aprile 2017, lo stesso gruppo di lavoro americano USFSTF ha modificato un po’ le proprie linee guida e ora raccomanda agli uomini di età compresa tra i 55 e i 69 anni a rischio medio di soffrire di cancro alla prostata e a quelli ad alto rischio (casi di cancro in famiglia, africani o afroamericani) di parlare con il loro medico se desiderano effettuare il test del PSA. In altre parole, la decisione viene presa congiuntamente da paziente e medico.
Questo cambiamento è stato deciso perché alcuni ricercatori hanno dimostrato che la diagnosi di cancro alla prostata tra i 55 e i 69 anni potrebbe ridurre leggermente il rischio di mortalità relativo a questo cancro.
Gli uomini di età superiore ai 70 anni non dovrebbero eseguire il test del PSA, secondo l’USPSTF.
Sempre secondo questo gruppo di lavoro, gli eventuali benefici del test del PSA si vedrebbero dopo 10 anni (a livello epidemiologico).
I fondamenti scientifici di questo parere sono i seguenti:
– Un gran numero di uomini, pur essendo portatori di cellule cancerose, non vengono mai colpiti dal cancro poiché l’evoluzione della malattia è spesso molto lenta. Anche per coloro che soffrono di un tumore aggressivo il test non sembra migliorare il tasso di sopravvivenza perché non esiste finora nessuna prova che sia vantaggioso iniziare prima un trattamento per i tumori metastatici.
– I risultati del PSA hanno portato un milione di uomini a essere operati alla prostata, a sottoporsi a radioterapia o a entrambe le cose. Di questi pazienti, almeno 5.000 sono deceduti dopo l’intervento chirurgico e tra i 10.000 e i 70.000 hanno sofferto di gravi complicanze.
– La commissione ritiene inoltre che tra i 200.000 e i 300.000 di questi pazienti soffrano di impotenza, incontinenza, o entrambe le cose. Queste complicazioni e il gran numero di uomini che ne soffrono ha portato l’inventore del test, il dottor Richard Ablin, a essere chiamato “disastro sanitario”.
Studio piuttosto favorevole alla misurazione del PSA (2017)
All’inizio del mese di settembre 2017, un nuovo studio statunitense che ha esaminato l’analisi di due ampi studi clinici sul PSA ha rilevato che misurare il PSA nel sangue consentirebbe di ridurre il rischio di mortalità per cancro alla prostata dal 25 al 32%.
Secondo la biostatista Ruth Etzioni del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle, negli Stati Uniti, che ha partecipato a questa revisione degli studi, il numero di diagnosi precoci era fortemente correlato a un ridotto rischio di mortalità per cancro alla prostata. Tuttavia, la studiosa ha concluso la sua analisi osservando che la misurazione del PSA può anche essere dannosa, perché ritiene che probabilmente i pazienti saranno trattati ben 5 volte in più in modo sbagliato rispetto a quelli salvati. Da un punto di vista pratico, la studiosa raccomanda che il paziente discuta con il medico in merito al rischio di un trattamento non necessario per verificare se davvero il paziente voglia misurare il PSA nel sangue. È noto che alcuni trattamenti contro il cancro alla prostata possono portare a gravi effetti collaterali come l’incontinenza o la disfunzione erettile che influenzano notevolmente la qualità della vita degli esseri umani.
Per raggiungere queste conclusioni, gli scienziati di Seattle hanno utilizzato modelli matematici di due studi clinici condotti negli Stati Uniti e in Europa. Lo studio statunitense ha rilevato che una misurazione del PSA ha ridotto il rischio di mortalità per cancro alla prostata tra il 27% e il 32% e lo studio europeo tra il 25% e il 31%. Questo studio di Seattle è stato pubblicato in data 4 settembre 2017, sulla rivista scientifica Annals of Internal Medicine.
Test di imaging
– E’ possibile diagnosticare un cancro della prostata anche con ultrasuoni o con tecniche di risonanza magnetica o di tomografia (in particolare nella fase avanzata per individuare tumori in altre regioni del corpo oltre alla prostata).
Test genetici
Test genetici, eseguiti su un campione bioptico prostatico e che analizzano fino a 17 geni diversi, sono sempre più utilizzati per valutare l’aggressività del cancro alla prostata negli Stati Uniti. Uno di questi test, che analizza 17 geni, prende il nome di Oncotype DX negli Stati Uniti. Questi test genetici aiutano il medico e il paziente a prendere la decisione giusta riguardo al trattamento. Ad esempio, se il risultato di un test genetico indica un rischio statistico molto basso (ad esempio il 3%) di morte per cancro alla prostata nel decennio successivo, una soluzione non è quella di eseguire un’operazione chirurgica, ma di monitorare attivamente l’evoluzione della malattia. In altre parole, questi test genetici possono rivelarsi un valido aiuto decisionale, anche se è impossibile prevedere il futuro con una precisione del 100%.
Misura delle dita (metodo più originale)
Gli uomini il cui indice della mano destra è più piccolo dell’anulare avrebbero il 33% in più di rischio di sviluppare un cancro della prostata rispetto agli uomini che hanno l’indice più lungo dell’anulare. Va detto comunque che la maggior parte degli uomini ha l’indice più corto dell’anulare. Gli altri uomini avrebbero quindi maggiore fortuna a livello statistico per il cancro della prostata.
Il Professeur Ros Eeles che ha partecipato a questo studio ha rilevato che questa rapida potrebbe essere complementare in particolare per gli uomini con più di 60 anni (groppo a rischio).
La questione è capire cosa lega la lunghezza delle dita e il cancro della prostata. Si tratta del testosterone. Secondo uno studio inglese, la causa di queste differenze tra gli uomini ha una base a livello gestazionale. La lunghezza delle dita è determinata da una concentrazione elevata o meno di testosterone nel ventre della madre. Una concentrazione più bassa di questo ormone porterebbe a una maggiore lunghezza dell’indice rispetto all’anulare e proteggerebbe nel corso degli anni contro il cancro della prostata. Una concentrazione di testosterone elevata, invece, aumenta il rischio di sviluppare questo cancro, uno dei più frequenti tra gli uomini. Ecco una spiegazione razionale a questo studio un po’ originale.
Complicazioni
Fino a che non ci sono metastasi e il tumore è limitato alla prostata, le possibilità di guarigione sono buone ed esiste un basso rischio di complicazioni. Il rischio di complicazioni sta soprattutto nel fatto che il cancro può estendersi ad altri organi (ossa, ecc.), nel cui caso si parla di un cancro generalizzato.
Il cancro della prostata può comportare anche complicazioni quali problemi erettili, incontinenza urinaria o fecale.
Trattamenti
In primo luogo, si noti che il trattamento del cancro della prostata è competenza esclusiva di un medico (in particolare di un urologo o oncologo). Questa pagina può solo fornire alcune indicazioni, ma seguire sempre i consigli del proprio medico.
Si deve anche essere consapevoli che non vi è ancora accordo tra i medici per il trattamento del cancro alla prostata, è ancora difficile per questi professionisti sapere con certezza se la chirurgia o la radioterapia siano i trattamenti più efficaci. Lo studio condotto presso l’Università di Oxford nel settembre 2016 di cui si è parlato più volte in precedenza (si veda Epidemiologia, Sintomi e Diagnosi) va nella direzione di evitare di trattare con chirurgia o radioterapia nelle fasi precoci o iniziali di cancro alla prostata.
Il trattamento del cancro della prostata dipende dallo di sviluppo della malattia in particolare se il cancro è limitato alla prostata o si è esteso ad altri organi.
Ecco diversi trattamenti per curare un cancro della prostata; attenzione, talvolta i trattamenti possono essere combinati tra di loro per avere una maggiore efficacia:
Chirurgia
– Un’operazione chirurgica come la prostatectomia in cui si asporta la prostata (attenzione, in qualsiasi caso l’uomo diventerà sterile). La prostatectomia è un’ablazione chirurgica della prostata, delle vescicole seminali e delle ampolle deferenziali. Sembra che questa tecnica sia utilizzata nei casi avanzati di cancro della prostata, ma non quando il cancro si è esteso ad altri organi (leggi sotto). In passato, all’inizio del secolo scorso, per esempio, questo metodo era uno dei soli efficaci, quando non esistevano ancora le altre terapie. Le principali complicazioni della prostatectomia sono l’incontinenza urinaria e i disturbi erettili.
Osservazione molto interessante sulla prostatectomia in Inghilterra
Secondo il libro “Understanding prostata Disorders” della società “The British Medical Association” scritto dal Professor David Kirk:
Nell’edizione del 2007 si afferma che la prostatectomia in Inghilterra viene effettuata soprattutto sugli uomini giovani nei quali si pensa che il cancro si svilupperà rapidamente e che hanno una speranza di vita superiore ai 10 anni (si evita la prostatectomia in un paziente di 85 anni).
Un altro caso in cui la prostatectomie non viene suggerita al paziente è il fatto che il cancro può trovarsi già a uno stadio generalizzato (metastasi) con dei tumori in altri organi e asportare la prostata (prostatectomia) non risolve il problema.
E’ possibile anche togliere la prostata con una laparoscopia (una tecnica chirurgica meno invasiva), sembra comunque che esista una certa polemica rispetto a questa tecnica, il Professor Kirk (leggi sopra) afferma nel suo libro che la laparoscopia è cara e talvolta non altrettanto efficace rispetto a una tecnica tradizionale, insomma non è ancora stato provato che le due tecniche sono equivalenti.
– Un altra tecnica chirurgica consiste in un’operazione ai testicoli, in particolare per evitare che producano testosterone. Talvolta è necessario asportarli completamente (si parla di orchiectomia).
Radioterapia
– Radioterapia esterna: si tratta di una tecnica molto usata, in particolare in caso di cancro generalizzato (metastasi in vari organi). Il problema della radioterapia è l’assenza di specifictà per cui anche gli organi vicini come la vescica e il retto possono essere irradiati, causando a volte problemi irreversibili e numerosi effetti secondari.
– Per questo motivo, si ricorre anche alla radioterapia interna o “radioterapia più mirata”, la cosiddetta brachiterapia. Il medico introduce con un ago nella prostata il prodotto radioattivo. Ogni molecola radioattiva irradia l’interno della prostata provocando meno effetti secondari nei confronti degli altro organi circostanti. Si tratta di una tecnica abbastanza complessa che richiede di introdurre molte molecole radioattive al momento giusto perché l’irradiazione è debole per evitare gli effetti secondari. In genere questa tecnica viene proposta quando in cancro è poco sviluppato e tocca solo l’interno della prostata.
Ormoni – farmaci
– Trattamento ormonale (farmaci): ormoni femminili (dietilstilbestrolo) [gli ormoni femminili sono oggigiorno molto poco usati], antiandrogeni (flutamide come Drogenil, ciproteroneacetato, bicalutamide come Casodex, nilutamide, ecc), farmaci che bloccano l’azione degli antiandrogeni (cetoconazol, aminoglutetimide) e farmaci che inibiscono la liberazione ormonale della gonadotropina vengono usati nelle terapie ormonali per curare o completare il trattamento del cancro della prostata. Si usano anche degli LH-RH (ormoni analoghi all’ormone luteinizzante) come le goserelin (Zoladex), la leuproreline (Prostap SR) o la triptorelina (Decapeptyl SR). Si tratta di iniezioni che bloccano la produzione di testosterone (equivalente a un’operazione ai testicoli, leggi sopra).
In genere questa terapia viene proposta negli stadi poco avanzati del cancro della prostata (sorta di prevenzione), l’obiettivo è ridurre la dimensione della prostata o in fasi (molto) avanzate per esempio per completare l’azione di altri trattamenti.
Possibilità di guarigione cancro della prostata
Infine notiamo che come visto alla sezione complicazioni, se non ci sono ancora metastasi e se il tumore è limitato alla prostata, le possibilità di guarigione sono buone.
Fitoterapia
Le piante medicinali possono a nostro avviso rappresentare solo una misura complementare e preventiva nella terapia del cancro della prostata. Ecco comunque qualche informazione interessante:
– Uno studio ha dimostrato che il tè verde potrebbe ritardare la comparsa del cancro della prostata. Questo studio comprendeva 26 uomini tra i 41 e il 72 anni, con una diagnosi di cancro della prostata. Questi uomini hanno ricevuto una capsula di tè verde (che contiene polifenoli) e hanno mostrato un tasso inferiore di marcatori tumorali come la PSA (leggi alla sezione diagnosi).
Un altro studio pubblicato nel 2007 e nel 2009 da ricercatori giapponesi ha dimostrato che consumare 5-6 tazze di tè verde al giorno ridurrebbe della metà il rischio di sviluppare questo tipo di cancro.
– Il consumo di pomodori freschi (ricchi di licopene) potrebbe avere un effetto preventivo sul cancro della prostata.
– Il caffè. Bere 3 tazze di caffè al giorno è stato associato ad una diminuzione del rischio di soffrire di cancro della prostata, secondo un ampio studio (studio generale o umbrella review in inglese) pubblicato il 22 novembre 2017 sulla rivista britannica The BMJ (DOI: 10.1136/bmj.j5024). Questo studio ha anche dimostrato che bere 3-4 tazze di caffè al giorno riduce il rischio di mortalità generale e di malattie cardiache.
Buoni consigli
– Come già sottolineato in tutto questo dossier, ripetiamo ancora una volta che a partire dai 45 anni (40 per i soggetti a rischio) tutti gli uomini devono farsi controllare la prostata da un medico perché il successo della terapia del cancro alla prostata dipende dallo stadio (avanzato o meno) del tumore. Anche se non si avverte nessun sintomo (come abbiamo visto nella sezione sintomi, la malattia è molto spesso asintomatica all’inizio) è necessario sottoporsi una volta all’anno a un controllo diagnostico!
– Potete bere del tè verde e mangiare molti pomodori freschi per prevenire questa malattia.
– L’assunzione regolare di finasteride (un farmaco il cui nome commerciale è Proscar e di cui attualmente esiste il generico), usata in genere contro l’iperplasia benigna della prostata, avrebbe un effetto preventivo sul cancro della prostata.
– Mantenere uno stile di vita sano: mangiare molte verdure (pomodori,…), fibre, evitare di fumare, limitare l’esposizione a sostanza inquinanti, evitare lo stress, limitare il consumo di alcol, ecc…
Tutte queste misure salutari avrebbero un effetto positivo nella prevenzione del cancro e in particolare in questo caso del cancro della prostata.
– Fare sport: l’incidenza del cancro della prostata diminuirebbe del 70% negli uomini che praticano sport per più di 3 ore a settimana.
– Gli uomini non dovrebbero consumare troppi prodotti lattiero-caseari. Uno studio europeo condotto su oltre 10.000 uomini ha dimostrato che consumare 35 grammi di prodotti lattiero-caseari al giorno, equivalenti a una tazza di latte, aumenta del 32% il rischio di soffrire di cancro alla prostata, rispetto a coloro che consumano meno prodotti lattiero-caseari. Gli uomini che sono abituati a bere 2 bicchieri di latte al giorno si vedono aumentare il rischio di sviluppare cancro alla prostata del 60%.
Va evidenziato che anche gli integratori di calcio aumentano tale rischio. Gli uomini che consumano 400 mg di calcio o più al giorno vedranno aumentare il proprio rischio di sviluppare cancro alla prostata del 51%.
– Un consumo eccessivo di vitamina E aumenta del 68% il rischio di soffrire di cancro alla prostata.
Fonti:
The Wall Street Journal, U.S. Preventive Services Task Force (USPSTF), The BMJ (DOI: 10.1136/bmj.j5024)
Come si dice cancro della prostata nelle altre grandi lingue ?
|
|
in inglese: prostate cancer | in tedesco: Prostatakrebs |
in francese: cancer de la prostate | in spagnolo: cáncer de próstata |
in portoghese: câncer de próstata |