Malattia di Crohn
Riassunto malattia di Crohn
La malattia di Crohn, o morbo di Crohn, è una malattia infiammatoria del tratto gastrointestinale. Si tratta di un’IBD (malattia infiammatoria intestinale) come la Rettocolite ulcerosa. Queste due malattie presentano sintomi molto simili (diarrea e coliche addominali), ma si distinguono per la loro localizzazione: la rettocolite ulcerosa si limita al retto e al colon, mentre la Malattia di Crohn può interessare qualsiasi parte del tratto gastrointestinale.
La malattia è caratterizzata da irregolarità e ulcerazioni della parete intestinale che provocano sanguinamenti e dolori (in genere, sotto forma di coliche addominali).
La malattia, la cui causa resta sconosciuta, è difficile da diagnosticare perché i suoi sintomi non sono specifici (perdita di peso, febbre, diarrea…) e possono essere associati ad altre malattie.
Il medico, quindi, prima di diagnosticare la Malattia di Crohn, deve escludere altre malattie, quali:
– infezioni parassitarie o batteriche
– malattie sessualmente trasmissibili che possono interessare il retto (herpes, clamidia,…)
– un eventuale tumore del colon o del retto che può provocare sanguinamento
– una gravidanza extrauterina
Il medico esamina quindi il malato (attraverso l’analisi delle feci e gli esami del sangue), ed effettua una rettoscopia, una colonscopia o una radiografia per diagnosticare la Malattia di Crohn.
Molti trattamenti possono essere prescritti per alleviare i sintomi causati dalla malattia di Crohn, come gli anti-infiammatori, gli anti-diarroici, gli antidolorifici, i farmaci immunomodulatori. Tuttavia, non esistono farmaci che agiscono sulle cause della malattia di Crohn.
In casi gravi, la chirurgia (rimozione di parti dell’intestino) può essere anche effettuata da un medico.
In questi ultimi anni e in casi molto avanzati della malattia di Crohn, specialmente quando i farmaci convenzionali risultano inefficaci, esiste principalmente in Europa e Nord America un metodo chirurgico che consiste nel trapianto di cellule staminali del sangue. Per saperne di più vai alla sezione Trattamento della malattia di Crohn.
Definizione
La Malattiadi Crohn è un’IBD (malattia infiammatoria intestinale) che può colpire qualsiasi parte del tratto gastrointestinale, dalla bocca all’ano, più frequentemente l’ileo (parte finale dell’intestino tenue).
La Malattia di Crohn può colpire a qualsiasi età, anche se è più frequente negli adolescenti e nelle persone con più di 60 anni. La maggior parte dei pazienti, comunque, sviluppa la malattia prima dei 35 anni. La Malattia di Crohn colpisce sia gli uomini che le donne.
La malattia si presenta sotto forma di attacchi e colpisce le varie parti dell’intestino. Le lesioni sono caratterizzate da un ingrossamento della parete dell’intestino e da ulcerazioni che provocano sanguinamenti e dolori addominali. Nei pazienti affetti da questa patologia è possibile riscontrare segmenti intestinali sani e altri malati, infiammati.
Prima di diagnosticare la Malattia di Crohn, il medico deve escludere tutte le altre potenziali cause di infiammazione dell’intestino mediante moltissimi esami.
Epidemiologia
Negli Stati Uniti, si stima che nel 2016 circa 700.000 americani soffrissero della malattia di Crohn.
Sempre negli Stati Uniti, la Mayo Clinic Arizona stima che circa 3 persone ogni 1000 abitanti siano affette dalla malattia di Crohn. Tra le persone colpite, una su 5 viene ricoverata in ospedale ogni anno a causa di questa malattia.
Cause
Fino ad oggi, le cause della malattia di Crohn restano sconosciute come rivelato in un comunicato stampa della Mayo Clinic in Arizona nel mese di marzo 2017.
Secondo questa teoria, il sistema immunitario attaccherebbe l’intestino dopo la comparsa di un elemento ambientale, alimentare o infettivo, come nel caso delle allergie stagionali, quando il corpo reagisce in modo molto forte di fronte al polline, provocando sternuti, naso che cola e bruciore agli occhi.
I ricercatori ritengono che esista una predisposizione genetica che provoca questa disfunzione del sistema immunitario che può essere osservata in diversi membri di una stessa famiglia.
Pare, inoltre, che anche il tabagismo possa avere un ruolo nello scatenare la malattia e nella comparsa di attacchi infiammatori.
Malattia di Crohn e pillola anticoncezionale
Uno studio condotto su 230.000 donne e pubblicato a marzo 2015, ha dimostrato che l’assunzione della pillola anticoncezionale per almeno 5 anni triplica il rischio di sviluppare la malattia di Crohn, una malattia incurabile del sistema digestivo. I ricercatori hanno osservato che la pillola potrebbe indebolire l’intestino, creando le condizioni favorevoli per lo sviluppo della malattia di Crohn. Il Dott. Hamed Khalili, gastroenterologo presso il Massachusetts General Hospital di Boston che ha condotto lo studio con il suo team, ha osservato che il numero di persone affette da malattia di Crohn è aumentato di un fattore da 2 a 3 negli ultimi 50 anni, vale a dire, dall’uso quasi universale delle pillole contraccettive tra le donne occidentali.
Tuttavia, il Dott. Khalili ha osservato che la pillola molto probabilmente non è la causa diretta della malattia di Crohn, ma lo sviluppo di questa malattia dipende molto dal patrimonio genetico di ogni individuo. In altre parole, la pillola potrebbe essere un fattore scatenante ma non l’origine della malattia. Una donna con casi di malattia di Crohn in famiglia, non dovrebbe utilizzare la pillola come contraccettivo.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista specializzata Gut.
Fattori di rischio
Lo stress e la dieta sono possibili fattori di rischio per la malattia di Crohn, ma non sono cause, secondo la Mayo Clinic.
Sintomi
Dato che la Malattia di Crohn è una malattia che colpisce l’intestino, le sue ripercussioni si hanno nella sfera digestiva, con i seguenti sintomi:
– diarrea cronica, talvolta con sangue
– dolori addominali dovuti alle coliche intestinali
– febbre
– perdita di appetito
– perdita di peso
– anemia
– affaticamento
– sangue nelle feci
I sintomi possono durare vari giorni e perfino settimane e possono anche scomparire e ricomparire a intervalli di tempo irregolari e imprevedibili. L’intensità, la gravità e la frequenza dei sintomi sono totalmente aleatorie. Attacchi gravi, che possono avere serie conseguenze sulle funzioni intestinali, possono provocare disidratazione, dolori intensi e perdite di sangue.
La Malattia di Crohn può colpire la/e stessa/e zona/e del tratto gastrointestinale più di una volta oppure punti diversi senza colpirne mai altri. Quindi, anche se il paziente asporta una parte malata chirurgicamente, la malattia può colpire altre parti.
Nonostante la Malattia di Crohn si manifesti prevalentemente negli adolescenti e nelle persone con più di 60 anni, può colpire anche i bambini causando i seguenti sintomi, spiegabili con il malfunzionamento del tratto gastrointestinale:
– ritardo nella crescita
– infiammazione delle articolazioni (certamente dovuto al problema della crescita)
– astenia
– febbre
Diagnosi
Per diagnosticare la Malattia di Crohn, il medico ricorre a esami clinici, biologici (non specifici per la malattia) e a una radiografia intestinale.
Prima di effettuare tali esami, il medico effettua l’anamnesi del paziente, analizzando la presenza o meno dei seguenti dolori e disturbi:
– coliche e dolori addominali improvvisi, accompagnati da diarrea
– presenza di lesioni nella regione anale
– esistenza di casi simili in famiglia
– infiammazione delle articolazioni, degli occhi o della pelle, individuali o simultanei
Un primo esame clinico sotto forma di palpazione dell’addome mostra una distensione o una massa, in genere nella parte inferiore destra dell’addome.
Poi, il medico effettua degli esami biologici (del sangue) per cercare segnali che confermino la presenza di un’infiammazione. In caso di infiammazione, gli esami biologici possono mostrare un aumento dei globuli bianchi, una riduzione del tasso di albumina o un’anemia.
In seguito, viene effettuata una colonscopia, per esaminare lo stato del colon, attraverso una sonda rettale. Quando è colpito solo l’intestino tenue (nella maggioranza dei casi), viene effettuata una colonscopia normale; invece, quando è colpito il colon, la Malattia di Crohn viene diagnosticata con delle radiografie, tramite l’ingerimento di bario che permette di mettere in evidenza gli aspetti caratteristici della malattia: ingrossamento e ulcerazioni della parete intestinale.
Biomarcatori, specifici della malattia
Alcuni ricercatori della Mayo Clinic in Arizona hanno identificato diverse molecole, denominate biomarcatori, che sono risultate essere degli indicatori unici trovati solo nei pazienti interessati dalla malattia di Crohn. Nel loro comunicato stampa diffuso a marzo 2017, gli scienziati stimano che una serie di biomarcatori può essere in grado di diagnosticare con successo questa malattia e non un singolo biomarcatore.
Complicazioni
La Malattia di Crohn è un’infiammazione del tratto gastrointestinale e quindi le principali complicazioni legate a questa patologia sono occlusione intestinale e comparsa di ascessi e fistole digestive.
In una persona sana, gli organi interni sono ben delimitati. Con la Malattia di Crohn, quando le fistole compaiono, possono legare diversi organi dell’addome, mettendo in comunicazione due parti distanti dell’intestino, o l’intestino e la vescica o l’intestino e la pelle, con una maggiore frequenza nella regione perianale. Le fistole possono essere riscontrate spesso, mentre, molto più raramente, si possono riscontrare perforazioni, che sono più gravi. Un terzo delle complicazioni interessa la regione perianale, come la comparsa di fistole e fessure che aumentano i dolori durante la defecazione.
Quando la malattia colpisce il colon, può manifestarsi sanguinamento rettale e anche il rischio di cancro al colon è maggiore.
Anche se la Malattia di Crohn riduce la qualità della vita dei pazienti, i problemi che causa mentre è in corso sono minimi. Si parla di effetti collaterali perché fa aumentare il rischio di cancro nella regione digestiva, che può causare la morte del malato.
In caso di crisi è possibile riscontrare infiammazioni in altre parti del corpo:
– infiammazione della sclera dell’occhio
– infiammazione delle articolazioni
– afte (ulcerazioni della mucosa orale)
– eritema nodoso, infiammazione cutanea delle braccia e delle gambe
Anche quando non ci sono crisi, le complicazioni infiammatorie possono comparire, con le seguenti possibili conseguenze:
– uveite (infiammazione dell’occhio)
– sacroileite (infiammazione delle articolazioni pelviche)
– infiammazione delle vie biliari
Inoltre, la malattia può essere aggravata dal malfunzionamento di determinati organi, come:
– le vie renali (infezioni urinarie, litiasi renali)
– le vie digestive (in caso di cattivo assorbimento degli alimenti e in presenza di calcoli biliari)
Trattamento
Il trattamento della Malattia di Crohn mira essenzialmente ad alleviare i sintomi (diarrea, coliche, dolori addominali) e a diminuire l’infiammazione. Il medico prescrive allora corticoidi e derivati della salazosulfapiridina. Per evitare le complicazioni, può eventualmente prescrivere degli antibiotici.
Se ciò non è sufficiente, vengono somministrati degli immunodepressori.
In caso di complicazioni, come emorragie, fistole gravi o occlusione intestinale, e in caso di mancata risposta a un trattamento farmacologico, viene effettuato un intervento chirurgico.
Per ridurre i sintomi, vengono prescritti i seguenti farmaci:
– antidiarroici come la loperamide, che alleviano i dolori addominali
– anticolinergici del sistema nervoso, che diminuiscono le coliche addominali e, quindi, i dolori.
– codeina e tintura di oppio, che alleviano i dolori forti e hanno un effetto antidiarroico
– metilcellulosa e preparati di psillio, che induriscono le feci e aiutano nella prevenzione delle irritazioni anali.
Per ridurre l’infiammazione sono indicati i derivati della salazosulfapiridina, come la sulfasalazina, la mesalamina, l’olsalazina e la balsalazide. Questi farmaci agiscono sull’infiammazione e tengono sotto controllo i sintomi, principalmente della regione del colon, ma sono inefficaci in caso di crisi (attacchi gravi della malattia).
I corticoidi sono efficaci contro la diarrea, la febbre e i dolori addominali. Vengono assunti per via orale, in dosi elevate per tenere sotto controllo l’infiammazione. Come sempre in caso di corticoterapia, le dosi vengono ridotte un po’ alla volta fino a interrompere il trattamento. Il rimedio che viene prescritto è il prednisone. A lungo termine, la corticoterapia può avere effetti secondari e, per questo motivo, può essere indicato un nuovo tipo di cortisone, la budenoside, che provoca meno effetti secondari, ma che è anche meno efficace del prednisone.
La malattia si presenta sotto forma di attacchi e, quando questi si rivelano gravi, è necessario ricoverare il malato per somministrargli corticoidi per via intravenosa. Il paziente può avere una grave emorragia rettale che può rendere necessarie delle trasfusioni di sangue. Una forte perdita di sangue può comportare un’anemia che dev’essere trattata con somministrazione di ferro per via orale.
L’uso di immunosoppressori (azatioprina e mercaptopurina) è giustificato quando i diversi farmaci menzionati sopra non hanno nessun effetto. Agiscono sul sistema immunitario, permettendo maggiori periodi di remissione e migliorando quindi le condizioni generali dei pazienti. Comunque la loro efficacia non si manifesta subito e sono necessari da due a quattro mesi per vedere i primi effetti benefici. Inoltre, possono causare gravi effetti secondari, come allergie. In caso di trattamento con imminosoppressori, è dunque necessario tenere sotto controll
– il tasso degli enzimi pancreatici
– il tasso dei globuli bianchi
In caso di intolleranza ai corticoidi, alla azatioprina o alla mercaptopurina, vengono usati altri farmaci imunomodulatori come il metotrexato iniettabile o l’infliximab. Notiamo che le iniezioni sono efficaci ma il loro effetto non dura a lungo e quindi è necessario associare altri trattamenti.
Trattamenti complementari, come gli antibiotici vengono spesso prescritti per trattare le complicazioni batteriche. In genere il medico prescrive metronidazolo per curare gli ascessi e le fistole, ridurre la diarrea e le coliche intestinali. Il metronidazolo può, comunque, avere effetti indesiderati se usato molto a lungo. Può provocare formicolio agli arti, causando lesioni alle fibre nervose. Esistono delle alternative a questo antibiotico, come la ciprofloxacina o la levofloxacina, associate o meno al metronidazolo.
Chirurgia convenzionale
La chirurgia può essere utilizzata, ma solo quando altri trattamenti hanno fallito o in caso di complicazioni, soprattutto durante occlusione intestinale, ascessi o fistole importanti. La chirurgia consiste in una rimozione di parte del sistema digerente compreso l’intestino. Chiedere consiglio al medico per informazioni più aggiornate.
Ricordiamo che l’asportazione di parti intestinali malate non impedisce alla malattia di Crohn di riapparire in un’altra parte del tratto digestivo. Tuttavia, la chirurgia migliora la condizione dei pazienti, i sintomi sono notevolmente ridotti. Un secondo intervento è spesso necessario. Secondo la Mayo Clinic, fino al 50% circa dei pazienti con malattia di Crohn richiede almeno un intervento chirurgico. A lungo termine, tuttavia, i benefici della chirurgia non tendono a durare.
Metodo di trapianto di cellule staminali (in inglese: Peripheral stem cell transplantation for severe Crohn’s disease)
In questi ultimi anni e in casi molto avanzati e gravi della malattia di Crohn, specialmente quando i farmaci convenzionali risultano inefficaci, esiste principalmente in Europa e Nord America un metodo chirurgico che consiste nel trapianto di cellule staminali del sangue.
Questa tecnica comporta la rimozione di cellule staminali ematopoietiche del paziente dal midollo osseo. Queste cellule staminali vengono poi esposte a farmaci immunosoppressivi, in dosi elevate, per essere come “pulite”. Queste cellule staminali vengono quindi re-impiantate nell’organismo. L’idea è quella di agire sul sistema immunitario.
Fitoterapia
La curcuma, consumata sotto forma di polvere di curcumina in dosi da 1-2 g al giorno sembra ridurre i sintomi della malattia di Crohn e ridurre anche l’infiammazione in generale.
Consigli utili
– I medici raccomandano che i pazienti seguano delle diete prima o come complemento di un intervento chirurgico. Queste diete sono interessanti in caso di occlusione o di fistole intestinali nei bambini perché permettono che ne continui la crescita. Negli adulti viene prescritta una nutrizione parentale in caso di cattivo assorbimento degli alimenti.
– In quanto la pillola anticoncezionale potrebbe essere un fattore scatenante della malattia (si veda sotto Cause), per le donne con casi di malattia di Crohn in famiglia, sarebbe consigliabile non utilizzare la pillola come contraccettivo.
– In generale, nelle malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI) come la malattia di Crohn, gli specialisti raccomandano di limitare il consumo di prodotti lattiero-caseari. I prodotti lattiero-caseari possono causare diarrea e dolori addominali.
– In caso di malattia di Crohn dell’intestino tenue, è importante evitare alcuni alimenti ricchi di grassi come burro, margarina o cibi fritti.
– Se possibile, bere molta acqua. Evitare i prodotti gassosi che provocano gonfiore.
– Mangiare una piccola porzione, per esempio da 5 a 6 pasti al giorno invece di 2 o 3.
– Evitare alcuni cibi ricchi di caffeina e cibi piccanti.
– Limitare l’alcol.
Fonti (riferimenti):
Mayo Clinic in Arizona